sabato 26 febbraio 2011

Lifelong learning... L'educazione permanente

La globalizzazione dei mercati (e non dei diritti) ha influenzato tutte le aree che appartengono alla quotidianità del singolo individuo coinvolgendo l'aspetto culturale, sociale e politico e inevitabilmente quello educativo. Questo processo ha infatti contribuito ad alimentare un senso di instabilità e precarietà che contraddistingue ad oggi la società moderna. all'interno di questo scenario si può collocare il concetto di Lifelog learning o educazione permanente dove il compito dell'educazione assume un ruolo centrale ovvero quello di elaborare strategie innovative e processi di riqualificazione che tengano conto dei mercati  globali in modo che si verifichi un effettivo salto di qualità e dove l'apprendimento venga inteso come sviluppo umano da verificarsi in tutto l'arco della vita. Da qui bisogna partire per creare modelli educativi che tengano conto dell'individuo come tale e non finalizzata solo alla formazione professionale che sviluppino e valorizzino quelle competenze spesso già possedute in un'ottica di riprogettazione del proprio futuro. Quello che ci aspetta, come formatori del futuro sarà sicuramente una sfida difficile ma interessante quindi speriamo di avere sufficienti strumenti per essere in grado di affrontarla....

Quali sono i messaggi culturali appresi dalla televisione?

 Al giorno d'oggi sono seriamente preoccupata dal mutamento che la televisione ha fatto nel corso degli anni. Infatti ribadisco il concetto che ho pubblicato nel POST del 10/02/2011 ritenendo che la tecnologia può risultare una componente fondamentale della nostra vita ma deve essere comunque fatta un'attenta analisi dei messaggi che vengono veicolati attraverso il mezzo informatico e in modo particolare la televisione. Una televisione improntata sull'immagine e senza contenuti sostanziali può determinare quelli che spesso vengono definiti "i nuovi mostri" termine per descrivere persone che per apparire sono disposte a tutto, anche a mettere in piazza la loro vita come se niente fosse. Il problema infatti più grande sta proprio nel fatto che la cultura dilagante dell'apparenza, del "minimo sforzo e massimo successo" rischia di crescere persone che perdono quei valori che dovrebbe avere una società civile allo scopo di soddisfare esclusvamente l'interesse personale. In questo contesto le donne sono quelle più colpite proprio per i ruoli che si sono trovate a interpretare all'interno della società. Quelle che stanno al di fuori di questo meccanismo malato sono sicuramente svantaggiate in quanto non hanno nessuna possibilità mentre quelle che si fanno sopraffare da queste dinamiche diventano spregiudicate al fine di raggiungere l'obiettivo desiderato. Forse dovremmo tutti riflettere su come vogliamo che vivere nella società moderna cercando di capire quali scopi ci vogliamo prefiggere:
  • vogliamo una società di persone ignoranti, teledipendenti e senza scrupoli?
  • vogliamo una società di persone intelligenti, con un po' di cultura che abbiano ancora valori da preservare?
Io penso che ognuno di noi faccia delle scelte per quanto riguarda la propria vita io cerco però nel mio piccolo di lottare contro i nuovi stereotipi che negli ultimi anni stanno dilagando...
Buon fine settimana....

mercoledì 16 febbraio 2011

Ho scoperto di essere un'immigrata digitale...

In questi giorni mi sono appassionata al tema dei nativi digitali quindi navigando qua e là per il web e cercando informazioni, mi sono resa conto che rientro perfettamente nella definizione di immigrata digitale. 
Ho scoperto infatti che il termine “nativi digitali” è stata coniato da Mark Prenski nel 2001 per definire quella generazione dei nati a partire dagli anni 90 (periodo del boom tecnologico), ovvero tutti coloro che sono cresciuti immersi nella tecnologia giocando coi videogiochi, frequentando i social-network” e consultando il web in modo personalizzato. 
Tutti gli altri vengono definiti "immigrati digitali" cioè persone che come me hanno avuto un approccio con la tecnologia in età adulta e che quindi hanno dovuto adattarsi a differenti metodi di studio e di lavoro imparando ad utilizzare nuovi mezzi di comunicazione.
Infatti io sono diventata adulta nell'epoca in cui il cellulare, per altro di dimensioni improponibili aveva il tasto verde per chiamare e quello rosso per chiudere la conversazione, giocando in età adolescenziale ai videogames solo nelle sale giochi che per altro fungevano da luoghi di aggregazione e ho cominciato a navigare in internet con la consapevolezza dello strumento utilizzato.
Ho assistito come, nel corso degli anni, si sia modificato non solo il linguaggio ma siano subentrate nuove definizioni che determinano le caratteristiche dei nativi digitali attraverso l'uso di parole quali: multitasking, ipertestualità o interattività, termini assolutamente innovativi e fino a qualche decennio fa sconosciuti. 
Il dibattito su queste nuove generazioni è acceso e sicuramente esistono pareri discordanti sul fatto che queste sviluppino nuove caratteristiche cognitive a discapito di altre che via via si stanno perdendo.
Io non ho gli strumenti per poter giudicare cosa sia meglio o peggio, è chiaro che, nonostante ciò sia per me un tema per lo più sconosciuto, si debbano comunque sperimentare nuove forme di comunicazione e probabilmente di insegnamento ma si debba altresì valutare l'impatto che queste hanno soprattutto a livello sociale e di rapporti umani.
Con questo io sono assolutamente favorevole alla globalizzazione delle conoscenze e all'accesso libero delle informazioni tuttavia ritengo che in età infantile sia necessario filtrare e guidare l'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici per non rincorrere poi in spiacevoli conseguenze.
Nonostante tutto, a causa della mia indole romantica, continuo a preferire il profumo della carta e il rumore delle pagine che si sfogliano durante la lettura di un bel libro, tutto il resto lo ritengo un contorno che mi aiuta nella vita quotidiana e con curiosità cerco di imparare...

" Ragazze, ma cos'è questo bagaglio?"




lunedì 14 febbraio 2011

SE NON ORA QUANDO?

Cogliendo la sollecitazione di Patrizia ho deciso di utilizzare questo strumento per esprimere anch'io alcune riflessioni in merito a ciò che è successo domenica 13 febbraio per le vie del centro storico di Bologna come in  tutte le altre piazze di importanti città d'Italia e condividere con chi lo ritiene o con chi era presente una bella esperienza.
Migliaia di donne (e uomini) "nè perbene, nè permale.. solo per la bellezza" così come ha recitato una ragazza sul palco, hanno sfilato in un lungo corteo per le vie di Bologna confluendo in piazza Maggiore dove si sono susseguiti una serie di interventi nel nome di quei valori di rispetto e dignità che dovrebbero accompagnare una società civile.
In un'epoca in cui le donne, oltre a subire violenze fisiche e a non avere accesso a ruoli di potere vengono spesso rappresentate attraverso i mass media e in modo particolare dalla televisione come oggetto sessuale, esiste un'Italia che non si rassegna, fatta di tante donne, quelle vere, che lavorano, studiano e affrontano i problemi della vita quotidiana, che lottano per sopravvivere in una società improntata su un modello prettamente maschile e che per riuscire non hanno bisogno di sottomettersi al potente di turno.
La bellezza va oltre i canoni estetici e comprende caratteristiche quali la sensibilità, la solidarietà, la cultura, il desiderio di essere libere e andare contro quei modelli culturali stereotipati che caratterizzano sempre di più la società moderna.
Nell'ottica di utilizzare la tecnologia come strumento utile all'educazione e alla formazione ritengo importante veicolare messaggi positivi e ripartire proprio dalle donne che sono state protagoniste e hanno segnato la storia del nostro paese e che meritano il rispetto e il sostegno di tutti, uomini compresi.
Ecco alcune foto del corteo e altre foto della piazza con la speranza che queste immagini fungano da stimolo per un'attenta riflessione....

venerdì 11 febbraio 2011

Tutti vogliamo bene alla tecnologia....

Può la tecnologia essere considerata uno strumento fondamentale per l'educazione e la formazione individuale e collettiva o necessita di un filtro che consenta, soprattutto in età precoce, di capire quali informazioni vadano recepite e quali evitate? L'idea di questo blog nasce dal tentativo di comprendere come, attraverso l'utilizzo della tecnologia, sia possibile educare e condividere informazioni ma anche veicolare messaggi e modelli culturali che possono essere lesivi della dignità individuale. La tecnologia, che nella sua accezione classica parte dai principi della scienza per arrivare alla tecnica ovvero alla messa in pratica di tali principi, con l'avvento dell'informatica e dei mezzi di comunicazione diventa di uso comune ovvero uno strumento indispensabile nella società odierna. Infatti le giovani generazioni, cresciute nell'epoca della rivoluzione dei mezzi di comunicazione, sono sempre più bombardate da una moltitudine di immagini, suoni e informazioni. Ma i modelli culturali che vengono scelti e trasmessi possiamo sempre considerarli educativi?? La rete Web infatti, che negli anni novanta si diffonde rapidamente in Italia, ha la sua massima espressione nel nuovo secolo anche attraverso l'utililzzo di strumenti informatici del tutto innovativi. In particolare l'utilizzo dei cellulari , sempre più sofisticati, e dei computer sempre più veloci ed efficienti, agevola e consente una diffusione di informazioni rapida, itinerante e che, al bisogno, accompagna la persona in ogni singolo momento della propria vita. L'analisi che mi piacerebbe fare in queste pagine vuole quindi partire da due riflessioni che ritengo fondamentali:
innanzi tutto dobbiamo essere consapevoli che in questo momento storico, se non siamo in grado di restare al passo con un mondo che si muove a ritmi veloci e incontrollabili siamo tagliati fuori ma allo stesso tempo ritengo che dobbiamo riflettere sul fatto che ciò possa mettere a rischio le relazioni personali che si stanno via via stigmatizzando.
A mio avviso è necessario quindi sfruttare al meglio tutte le funzionalità della tecnologia in senso ampio con la consapevolezza però di avere in mano uno strumento che dà accesso ad un sapere libero che va interpretato